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Le date della memoria – 20 agosto 1944
Il 20 agosto del 1944 è una domenica afosa anche sulle montagne bellunesi. Il giovane bolognese Ezio Antonioni, nome di battaglia Gracco, a ricordo del tribuno romano Gaio Gracco che si era adoperato per il riconoscimento dei diritti della plebe, ha lasciato da qualche mese gli studi universitari per trasferirsi in Veneto a combattere contro i nazifascisti. Quel giorno si trova sopra Fiera di Primiero quando lo raggiunge una staffetta che lo informa del rastrellamento iniziato al mattino dai tedeschi scesi su Gares e di altri che dal Passo San Pellegrino e Valles si sono diretti a Falcade e Caviola. L’ordine che riceve è tornare nella Valle del Biois per attaccare le truppe nemiche.
Dopo un largo giro, attraverso sentieri scoscesi al riparo da possibili avvistamenti, vi giunge con un gruppo di compagni nel tardo pomeriggio del 22. Gares è stata incendiata e di Caviola restano solo case e fienili bruciati. L’acre odore dei tizzoni, non tutti completamente spenti, prende ancora alla gola. Il paese è distrutto: 44 i civili ammazzati, 245 le abitazioni bruciate e 645 le persone destinate a passare l’inverno senza un tetto e senza il fieno per le bestie. Le donne, ancora col vestito nero della festa, rovistano tra le macerie in cerca di qualcosa che sotto la cenere possa essersi salvato. Ma non c’è più niente.
Su tutto e tutti incombe un senso di immane dolore e la consapevolezza che la guerra non è finita.
I pochi partigiani che erano sul posto avevano tentato di opporsi, invano. Tra loro Diego e Emilio Fenti, fratelli, che avevano incontrato la morte cercando di fermare i nazisti davanti alla loro casa. Alla madre, Emilia, rimaneva ora solo l’immane dolore della loro perdita che si accompagnava all’angoscia di trovare una dimora per gli altri figli rimasti.
Per fortuna i Fenti vengono ospitati nell’unica casa rimasta in piedi, un po’ discosta dal paese. Il lutto non fa perdere a Emilia il senso della vita e delle cose. Quando le chiedono, poco tempo dopo, di ospitare un partigiano, lei lo accoglie come un figlio che non ha più.
Intanto arriva l’inverno e sul cuore di Ezio continuano a pesare l’ingiustizia dell’eccidio del 20 agosto e il dolore di Emilia. I partigiani di stanza in Val Biois hanno catturato un tedesco: Gracco decide di portarlo ad Emilia, perché sia lei a fare giustizia. E Emilia, madre privata dei figli e della casa dallo stesso esercito del soldato che le sta di fronte, pronuncia la sua sentenza: “Anche lu l'ha na mama”. Di dolore materno basta il suo. |